Lucio Dalla Pag 1

Non so davvero come iniziare a scriverle; non ci conosciamo infatti. Non ci siamo mai visti ne incontrati di persona. Mi aspetto dunque, che iniziando a leggere queste righe lei direbbe: “Cosa vuole questo qui da me?” Ed io immaginando timidamente il suo pensiero risponderei a bassa voce: “Volevo ringraziarla, raccontandole un po’ della mia storia”.
Già, proprio di questo si tratta; un ringraziamento fatto attraverso il racconto di una storia.
Avevo circa tredici anni, quando trascorrevo interi pomeriggi nel mio garage, divertendomi a costruire modelli di aereoplani. Possedevo a quel tempo un piccolo mangiacassette registratore, e di tanto in tanto ascoltavo un po’ di musica, prevalentemente di gruppi stranieri. La musica italiana all’epoca non mi interessava. Poi come succede tra ragazzi, un coetaneo mi presta una cassetta di Lucio Dalla; era una raccolta della “Linea Tre”. Avevo per le mani solo quella. Così, mentre costruivo i miei aerei la facevo suonare ascoltandola con distrazione e con un leggero strazio, poiché quelle sonorità e quel modo di far musica, era molto distante dallo standard che a me piaceva. Ma in quel periodo avevo veramente solo quella cassetta della “Linea Tre”. Non so dire quante volte l’ascoltai da cima a fondo; sicuramente molto più di un centinaio………… Era però nel frattempo successo qualcosa in me; quel senso di fastidio durante l’ascolto di quelle vecchie canzoni, in fondo così lontane dai gruppi stranieri in voga in quel periodo come i “Chicago” o i “Blood Sweat &Tears”, cominciava a trasformarsi in un apprezzamento, un compiacimento; iniziavo senza rendermene conto a dilatare i miei gusti musicali verso nuovi orizzonti; quella raccolta cominciava imprevedibilmente a piacermi, a tal punto che non l’acoltavo più come sottofondo passivo; cominciavo dunque a cantare anch’io, e ben presto imparai a memoria tutte quelle canzoni tra le quali 1999, Il Cielo, Anna Bell’Anna, La Casa in Riva al Mare, Itaca, Non sono matto o la capra Elisabetta. (Continua.........)