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Don Angelo Chiasserini
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Don Angelo Chiasserini, è stato il mio primo padre spirituale. Non avrei mai pensato, di iniziare a scrivervi di lui, proprio dopo la sua scomparsa. Infatti, non potevo immaginare che non l’avrei più rivisto, che non avrei più potuto sorridergli con gli occhi, stringerlo forte, confidarmi con lui, chiedergli dei consigli, prenderlo in giro e farmi dare una bella lezione di “scaldamani”, gioco in cui debbo ammettere che mi batteva sempre. Egli nacque il 20 Maggio del 1948, e concluse dopo 63 anni la sua “relativamente breve” ma “assolutamente intensa” vita, il 13 Ottobre 2011. Conobbi Don Angelo mentre facevo ancora le scuole medie. Sin da subito, il suo modo di porsi nei confronti dei più giovani e di invitarli a vivere l’esperienza del Cristianesimo nella forma originaria di Compagnia, appagavano il mio senso religioso sia in termini di ragione che di cuore. Non fu difficile familiarizzare con lui e diventargli amico. Gli anni della mia adolescenza sono stati senza dubbio caratterizzati, da una graduale presa di coscienza nei confronti dell’importanza della fede, e rispetto alla possibilità di viverla in tutti gli aspetti della vita, non soltanto in quello della spiritualità. Indubbiamente, anche la sua statura intellettuale fu di grosso stimolo per me; trovai in lui un nutrimento essenziale per far germogliare in me, le risposte alle domande sul senso proprio della vita. Ti debbo molto “Don Angelo”; una parte del “buono” che riconosco di avere oggi, non l’avrei se non fosse stato per te. La cosa straordinaria però, è che le stesse cose che io scrivo in questo momento, potrebbero scriverle anche molti dei giovani che hai cresciuto. Mi dispiace soltanto di doverti dire questo adesso che posseggo solo la memoria di te. Come sai, faccio l’insegnante; anch’io conosco molti giovani. La scuola però attraversa un momento molto delicato, in cui è difficile instaurare forme di rapporto autenticamente umano con gli allievi. Una cosa vorrei chiederti; aiutami a mantenere salda la motivazione per svolgere questo compito, con l’intenzione di fare anch’io dono, delle cose belle che mi hai dato tu. Francesco